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Dal tic toc a TikTok: c’era una volta la sveglia analogica. La macchina del tempo

Quando tutto era più romantico (e prendere sonno era complicatissimo)

Nell’articolo augurale di questa rubrica, quando ci siamo occupati delle cassette audio, citavamo il meme che ancora circola sui social. E che si prendeva beffe dei giovani, ignari della relazione che c’è tra un’audiocassetta e una matita (o penna Bic).

Per l’appuntamento odierno con la Macchina del tempo potremmo provocare di nuovo gli appartenenti alla Generazione Z, domandando loro cosa c’entri il suono continuo simile a quello di una bomba a orologeria con il sonno (o meglio, con il tentativo spesso frustrato di prendere sonno).

La battuta, fin troppo scontata, la trovate nel titolo di questo articolo. La generazione che smanetta su TikTok ignora il tic toc della sveglie analogiche, quelle che puntualmente trovavano alloggio nella camere da letto di nonne e zie.

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La sveglia analogica

Nel mondo antico, quello in cui non c’erano ancora i device, gli esseri umani riuscivano comunque, miracolosamente, a svegliarsi la mattina a un orario tale da consentire loro di non venire licenziati.

No no, non parliamo dei tempi tutto sommato moderni delle radiosveglie o dei primi telefoni digitali con la sveglia incorporata. Ci riferiamo all’evo in cui, a parte i familiari che fossero già in piedi, l’unica possibilità di non far tardi al lavoro o a scuola era fornita dalla sveglia analogica. Ovvero da quel congegno sonoro che nel novanta per cento dei casi serviva a tirar su noi umani dal letto. Anche se in alcune rarissime occasioni pare sia stata utilizzata anche come promemoria in vista di appuntamenti importanti nel corso della giornata.

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La sveglia analogica: quando nasce, com’è fatta

Se per sveglia analogica intendiamo un meccanismo che avvisi a una determinata ora, essa è stata inventata intorno al 250 a.C.: era una sorta di uccello meccanico che emetteva un suono quando la marea si alzava. La prima sveglia meccanica nasce in Turchia nel sedicesimo secolo, e il primo esemplare come lo intendiamo noi tutti è del 1787, a opera dell’orologiaio americano Levi Hutchins. Il povero Hutchins doveva svegliarsi alle 4 del mattino per iniziare a lavorare. Lo strumento, insomma, non nasceva sotto una buona stella.

La sveglia analogica che molti lettori ricordano aveva, oltre alle lancette di ore, minuti e talvolta secondi, una lancetta aggiuntiva per decidere, appunto, l’ora del risveglio.

Ma due ulteriori funzioni rendevano la sveglia analogica uno strumento davvero intimo, e diciamo non troppo amato.

Le due funzioni terribili della sveglia analogica

La prima delle due funzioni era il pulsante che attivava e disattivava la sveglia.

Una volta puntato alle 6:30 dal lunedì al venerdì, immancabilmente ci si dimenticava di disattivarlo nel fine settimana, con conseguenti risvegli di soprassalto e scialo di frasi irriferibili.

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Dopo di che, disattivato il pulsante la domenica, ci si scordava di riattivarlo per la mattina del lunedì, e vi lasciamo immaginare a quali allegri inizi di settimana si andava incontro.

Per fortuna, ci si poteva vendicare dell’insolenza della sveglia analogica grazie alla sua seconda funzione, ovvero il pulsante detto snooze, che disattivava il suono malefico (su cui torneremo).

Come svariate pellicole cinematografiche testimoniano, con lo snooze tutto è lasciato al buon cuore – o, al contrario, al sadismo – della persona che viene svegliata. Si può spegnere la sveglia con un dolce buffetto o, con una manata da karateka, distruggere l’ordigno in mille pezzi.

I decibel della sveglia analogica

Torniamo un momento sul tic toc da cui abbiamo iniziato.

Quando hanno fatto la loro comparsa le sveglie digitali e le radiosveglie, subito sono sembrati oggetti non funzionanti. Come poteva assolvere al suo compito una sveglia che non facesse il minimo rumore?

Mai la tecnologia ci ha sorpreso tanto, e mai è riuscita a liberarci da un trauma così profondo. Collocata in tutte la case di campagna e nelle abitazioni delle nonne, la sveglia analogica stava lì, sul comodino, tra il portacipria e il carillon. Non importa in quale punto della casa fosse la stanza: l’orrendo tic toc si sentiva a chilometri di distanza.

Quindi eccola, l’amara verità: la sveglia analogica non funzionava per il fatto di poter puntare l’ora del risveglio, ma perché il ticchettio impediva direttamente di addormentarsi.

aboveClock Sveglia da Comodino Analogica, Orologio da tavolo...
  • [ Sveglia da Comodino Analogica ] aboveClock sveglia analogica è realizzata con materiali in legno naturale, ogni parte...
  • [ Nessun ticchettio ] Questo sveglia da comodino analogica adotta un design del movimento di scansione a basso decibel,...
  • [ Snooze di 5 minuti ] Quando suona la sveglia da comodino, premi il pulsante argentato per entrare in modalità snooze,...

La sveglia analogica oggi

La sveglia analogica oggi fa bella mostra di sé nei musei di modernariato, o resiste ancora nelle case di persone non giovanissime. Le quali fanno stoicamente finta che il mondo, dal punto di vista tecnologico, non si sia evoluto.

Ma sveglie analogiche sono state avvistate anche nelle abitazioni di supermanager stressatissimi che passano metà della loro giornata lavorativa a organizzare e gestire riunioni in videochat. Per loro è impagabile, ogni mattina, schiaffeggiare il pulsante snooze, scaricando così almeno un po’ della troppa tensione accumulata.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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