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Dentro la canzone – La vera storia di Jeanna Giese che ha ispirato Milwaukee Protocol dei Bright Moments

"Now they want to put you to sleep, I'll see you in November"

A meno che non siate degli esperti di storia della medicina, probabilmente non avete mai sentito parlare del Protocollo di Milwaukee. A dire la verità neanche noi, se non fosse che per puro caso, non troppi anni fa, ci siamo imbattuti in un interessantissimo album di una band apparentemente semisconosciuta chiamata Bright Moments. A destare il nostro interesse fu infatti un brano chiamato Milwaukee Protocol, bellissimo dal punto di vista musicale, ma dal significato difficilmente decifrabile.

Il disco in questione di chiama Natives, pubblicato nel 2012. In realtà Bright Moments non è altro che il side project di Kelly Pratt, celebre per essere membro dello spettacolare progetto Beirut e per aver collaborato sui dischi di gente del calibro di David Byrne e Coldplay. Insomma non proprio uno sprovveduto.

Ma torniamo a noi, al Milwaukee Protocol e al suo significato.

Il significato del Milwaukee Protocol: la vera storia di Jeanna Giese

Per comprendere il significato della canzone, dobbiamo partire da una storia realmente accaduta.

Siamo nel settembre 2004, a Fond du Lac, una piccola cittadina nel Wisconsin. Qui vive la quindicenne Jeanna Giese, che un giorno ha la malsana idea di raccogliere un pipistrello trovato nella chiesetta di S. Patrick, nella sua città. L’animale la morde all’indice sinistro, provocandole una ferita apparentemente innocua. Rientrata a casa, la madre di si limita a disinfettare il dito di sua figlia, non ritenendo necessarie ulteriori cure.

Nel giro di 37 giorni Jeanna comincia a manifestare i primi sintomi: febbre alta, vomito, spasmi, difficoltà nel parlare e tremori vari. Il ricovero è immediato e la diagnosi lapidaria: rabbia. E per la rabbia non esiste cura.

Appare chiaro fin da subito che la giovane Jeanna ha i giorni contati. I medici però propongono ai genitori un trattamento nuovo, assolutamente sperimentale, con possibilità di successo vicinissime allo zero. Un medico, tale Rodney Willoughby Jr., aveva infatti studiato un protocollo che, in teoria,  avrebbe potuto sconfiggere il virus della rabbia. In teoria.

La teoria del Protocollo Milwaukee per salvare Jeanna Giese

Willoughby teorizzò che la morte per rabbia avviene a causa le disfunzioni temporanee che il virus provoca a livello cerebrale. Il dottore pensò quindi che se la ragazza fosse sopravvissuta abbastanza da permettere al suo sistema immunitario di produrre anticorpi, questi avrebbe permesso di sconfiggere il virus. Ma come impedire al virus di danneggiare il cervello per fornire al sistema immunitario il tempo di produrre anticorpi?

Il medico decise di indurre Jeanna in coma (così da impedire danni cerebrali). Allo stesso tempo si decise di somministrarle antivirali, in modo da sollecitare l’attivazione del sistema immunitario.

Nel giro di 6 giorni, con Jeanna ancora in coma, il suo corpo cominciò ad attaccare il virus e, contro ogni probabilità, a sconfiggerlo. A quel punto medici risvegliarono la ragazza, che dopo 31 giorni di degenza venne dimessa. Jeanna, davanti agli occhi attoniti della comunità scientifica, divenne la prima persona al mondo a sopravvivere al virus della rabbia.

Dopo una riabilitazione di qualche mese ritornò ad avere una vita normale, come se nulla fosse successo.

Jeanna Giese nel 2019 ad un convegno sulla prevenzione della rabbia

Questo trattamento passerà alla storia della medicina come Milwaukee Protocol (anche se viene chiamato anche Jeanna Treatment).

Milwaukee Protocol: il significato del brano dei Bright Moments

“Baby, what’s come over you?
I don’t know what you’re saying
And your eyes have lost their allure
I think you might be crazy”

La prima strofa ci descrive i sintomi della malattia (occhi spenti e movimenti convulsi). In particolare quel “I don’t know what you’re saying” ci rimanda al fatto che il virus della rabbia inficia le capacità comunicative dell’infetto. Probabilmente il punto di vista è quello della madre di Jeanna che nota i sintomi nella ragazza.

Don’t be afraid
It doesn’t hurt
It’s only water

Un altro elemento tipico della rabbia è l’insorgere dell’idrofobia, vale a dire la paura dell’acqua e la difficoltà nel deglutire liquidi.

“Jeanna, oh what could it be?
If only you’d remember”

Per la prima volta il brano cita la persona infetta, chiamandola Jeeanna, e confermando che il brano è ispirato alla vera storia di Jeanna Giese.

“Now they want to put you to sleep
I’ll see you in November”

Il riferimento è al Protocollo Milwaukee: indurre la ragazza in coma (“metterla a dormire”). “Ci rivediamo a novembre”, canta Kelly Pratt, ricordandoci che la giovane Jeanna venne risvegliata nei primi giorni del mese di novembre 2004. Dopo questa frase parte uno spettacolare interludio di fiati, che simboleggia il passare del tempo e, virtualmente, il lieto fine della storia.

Ci tenevamo a scegliere questo brano come episodio di Dentro la Canzone. Non solo perchè Milwaukee Protocol è bellissima (e merita di essere conosciuta), ma anche per ricordare questo piccolo miracolo medico avvenuto proprio a novembre di 19 anni fa. Per non dimenticare che da belle storie nascono belle canzoni, che non necessariamente diventano grandi hit. Che è poi il senso di questa rubrica.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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