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I cellulari a conchiglia, tra amarcord e revival. La macchina del tempo

Il trend spopola su TikTok

Sapreste dire, cari lettori, quando i telefoni cellulari – ma ai primordi li si chiamava (giustamente) portatili – hanno preso possesso del nostro immaginario?

Per quanto ci riguarda, era la fine degli anni Ottanta del secolo scorso, ed elegantissimi spacciatori imperversavano in telefilm noir sullo stile di Miami Vice (che bello, peraltro) organizzando compravendite illecite in diretta telefonica.

Come e dove? Generalmente a bordo di lussuosissime auto o chilometrici yacht, comunicando tramite aggeggi appena più piccoli di una cabina telefonica, con un microfono alto come un obelisco.

Poi i cellulari sono arrivati davvero nelle nostre vite, ed è superfluo aggiungere quanto esse siano cambiate.

Ma nel corso degli anni, ormai dovremmo dire nel corso dei decenni, ci sono state delle tappe che hanno segnato l’estetica della telefonia mobile, e con essa la nostra gestualità.

Una è stata rappresentata dai mitici cellulari a conchiglia.

cellulare a conchiglia vintage

I cellulari a conchiglia

I cellulari a conchiglia nascono dall’ossessione di mettere in commercio telefoni portatili sempre più piccoli.

A un qualche designer, un giorno, deve essere venuto in mente di disegnare un modello di cellulare pieghevole, ovvero che si aprisse o chiudesse a libro (o, appunto, a conchiglia). Senza riflettere che, certo, così facendo – posizionando tasti e schermo su due differenti superfici – si sarebbero levati millimetri in larghezza e altezza. Ma lo spessore di un telefonino sarebbe diventato suppergiù pari a quello di un cheeseburger.

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Il primo cellulare a conchiglia. E il più mitico

Per la cronaca, pare che il primo cellulare a conchiglia in commercio sia stato il Motorola StarTAC. Ha fatto la sua comparsa nel 1997 e si è ispirato nientemeno che a Star Trek.

Il più celebre tra i cellulari a conchiglia è stato forse il Motorola Razr V3, uscito alla fine del 2004 e tra i telefonini più venduti di sempre.

Telefono dell’anno nel 2005 e acquistato in circa 130 milioni di esemplari, al momento del lancio il Motorola Razr V3 era il cellulare più sottile sul mercato.

La gestualità

Possedere un cellulare a conchiglia significava farlo scattare per aprirlo e chiuderlo come se fosse un accendino, e noi fossimo James Dean.

Inoltre, consentiva tutta una serie di movenze che davano anche alla più innocente delle telefonate l’aria di essere una comunicazione fondamentale tra agenti segreti sotto copertura.

Strumenti e gesti relegati al passato?

Il ritorno

Non proprio. Karl Marx diceva che la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.

Noi ci permettiamo di parafrasarlo, dicendo che gli oggetti di largo consumo spesso si presentano due volte: la prima come icona, la seconda come vintage.

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E infatti oggi c’è una clamorosa rimonta dei cellulari a conchiglia, o pieghevoli che dir si voglia.

Un esempio è proprio il Motorola Razr, che negli anni è stato riproposto in diversi modelli. Sino a quando, nel febbraio del 2020, è stato lanciato in versione smartphone. Ed è stato il primo smartphone Motorola con schermo pieghevole.

Il boom dei cellulari flip su TikTok

Ma sui social, al di là di nuove versioni che riecheggiano quelle vecchie, c’è proprio un boom di richieste di cellulari a conchiglia (ma oggi bisogna dire flip phone) di prima generazione.

Al punto che la Generazione Z (quella dei coevi dei flip phone, per capirci) ne sta facendo incetta. E su TikTok è nato un nuovo trend.

Ma perché questo interesse dei giovani per una questione privata di noi matusa?

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Il gusto perverso per la semplicità

Il motivo è semplice: tutto ciò che a noi sembrava normale, agli occhi dei giovani d’oggi appare affascinante e bizzarro, e vale la pena di essere esplorato.

Con un cellulare a conchiglia si possono scattare foto di scarsa qualità, dal sapore irresistibilmente rétro. E si può stare alla larga dal frastuono di Internet (anche se sembra troppo ottimistica la tesi secondo cui dietro la moda dei telefoni a conchiglia ci sarebbe un generazionale “desiderio di disconnessione”).

Inoltre, non si tratta di articoli di antiquariato, dunque con pochi euro è facile accaparrarsi un cellulare flip. Per poi mostrarlo con fierezza sui social attraverso l’ormai arcinota pratica dell’unboxing.

Basti pensare che, su TikTok, l’hashtag flip phone ha ampiamente superato i 220 milioni di visualizzazioni.

Insomma: i giovani si stanno appropriando dei nostri vecchi Alcatel, Nokia e Samsung per capire come erano fatti e come funzionavano, e forse per capire come siamo fatti e come funzioniamo noi.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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