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Come è cambiato: la scuola

Storia dell’istituzione scolastica dai Sumeri alla didattica a distanza

Come è consuetudine per questa rubrica, la definizione dell’argomento ci aiuterà a circoscriverlo. Per cui, prima di vedere come è cambiata la scuola, iniziamo a dire che cosa essa sia.

La scuola è un’istituzione (pubblica o privata) che si pone l’obiettivo di istruire, cioè di trasmettere il patrimonio di conoscenze proprio della cultura d’appartenenza. E qui pensiamo alle scuole elementari, medie e superiori (le cui denominazioni ufficiali sono, rispettivamente, scuola primaria, secondaria di primo e di secondo grado). Ma scuola è anche la trasmissione di una formazione specifica in una determinata disciplina, arte, tecnica, professione.

In quasi tutte le definizioni da dizionario manca però una specificazione fondamentale. L’istituzione scolastica prevede un insegnamento collettivo, rivolto cioè a un certo numero di studenti. In questo la scuola non è coincidente con la didattica, che può avvenire anche (e spesso in passato capitava così) attraverso insegnamenti privati.

Scuola di Atene

Come è cambiata la scuola: l’epoca antica

La trasmissione della conoscenza è da sempre un impulso umano insopprimibile, al punto che la parola deriva dal latino schola, che ha significato prima tempo libero e poi luogo dove viene speso il tempo libero.

Il riferimento è alle discussioni filosofiche. Infatti, come ci ricorda Raffello Sanzio nel suo celebre affresco Scuola di Atene, si parla di scuole di filosofia riferendosi anche a gruppi di filosofi con idee simili o che ragionano su medesimi problemi.

La scuola come istituzione nasce tra gli antichi Sumeri circa 4.000 anni prima di Cristo, ed è poi stata assorbita senza grossi interventi dai conquistatori Babilonesi. I programmi scolastici per gli scribi erano composti da materie come religione, aritmetica, contabilità, storia, geografia e grammatica.

Intorno al 2.000 a.C. nasce la scuola egizia, per formare i giovani ai ruoli statali amministrativi. Qui anche le lettere e l’insegnamento di una lingua straniera avevano un ruolo centrale, oltre all’attività fisica.

Più strutturato (e suddiviso per cicli anagrafici) era l’insegnamento nell’antica Persia, dove grande importanza era data anche a diverse discipline sportive e all’astronomia.

Nel mondo ebraico, sino al sesto secolo a.C. esistevano solo scuole di Sacra Scrittura, ma a partire dal quinto si sono introdotte le scuole “generaliste” sia pubbliche che private.

L’antichità greco-romana

Per capire come è cambiata la scuola meritano un cenno a parte le due culture di cui maggiormente siamo oggi debitori.

La scuola in Grecia nasce intorno al 1500 a.C., e l’ordinamento scolastico cambia a seconda della polis. Ciò che è importante sapere è che la scuola era concepita come un’educazione permanente di un gruppo di persone che, guidate da un maestro, erano educate al sapere ma anche allo scambio attivo di idee. È in questo modo che nasce e si sviluppa la filosofia, oltre al concetto di paideia. Ovvero di una crescita culturale e morale armonica, che possa produrre cittadini perfettamente inseriti.

La scuola romana introduce lo studio della retorica e dell’eloquenza (che vedono in Quintiliano il primo insegnante di queste materie stipendiato dallo Stato). Appare anche la ferula, una canna per percuotere gli alunni disattenti, antenata della temibile bacchetta, in uso sino a ben oltre la metà del Novecento.

Come è cambiata la scuola: dal Medioevo all’età contemporanea

La completezza dell’istituzione scolastica romana è stata ereditata in epoca medievale, dove sono nate le Università e la filosofia scolastica.

Con l’epoca dei Comuni si sono moltiplicati gli istituti privati, e si sono introdotte materie moderne come la contrattualistica.

Impulsi alla diffusione della cultura e dell’insegnamento vengono dati nel Cinquecento dalla riforma protestante e da ordini religiosi come i Gesuiti.

Nel Settecento si dà grande impulso allo studio delle scienze sperimentali. E in Italia (a partire dal Regno di Sardegna) appaiono le prime scuole pubbliche gestite dallo Stato.

Se nell’Ottocento Napoleone Bonaparte istituisce i licei per coltivare l’élite nazionale, la nascita degli Stati moderni affronta il problema dell’alfabetizzazione dei ceti popolari, che cresce di pari passo con l’industrializzazione. In Italia l’obbligo scolastico è datato 1877: la legge Coppino porta a cinque anni la durata delle scuole elementari, obbligatorie almeno per il primo triennio.

La riforma Gentile del 1923, oltre a elevare l’obbligo scolastico sino ai 14 anni, delinea una struttura del percorso di studi rimasta quasi inalterata sino a oggi.

come è cambiata la scuola covid

La scuola oggi e domani

Al di là delle differenze, anche profonde, negli ordinamenti scolastici dei vari Paesi, scuole e Università di quasi tutto il pianeta hanno partecipato al Sessantotto, fenomeno socio-culturale che ha visto schierati studenti, operai e intellettuali.

In quella temperie, notevoli sono stati i tentativi (anche anticipatori del Sessantotto) di una scuola più laica, democratica e aperta anche alle classi più umili. Si pensi ad esempio all’esperimento di Don Milani con la scuola di Barbiana.

A partire dagli anni Ottanta del Novecento cresce in modo sempre più esponenziale il livello di informatizzazione degli istituti scolastici. Che oggi sono in buona percentuale dotati almeno di un’aula di informatica, e di un certo numero di ore dedicate all’omonima materia.

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  • Milani, Lorenzo (Autore)

Chi abbia più di trent’anni rimarrebbe spiazzato entrando in un’aula scolastica e trovando la LIM (acronimo per Lavagna interattiva multimediale) al posto dell’antica e gloriosa lavagna di ardesia.

Ma la vera sfida del futuro è rappresentata dalla didattica a distanza, inevitabilmente balzata agli onori della cronaca nei primi mesi della pandemia da Coronavirus.

Per quanto i governi di tutti i Paesi siano intenzionati a mantenere per quanto possibile in presenza l’anno scolastico da poco iniziato, la dad potrebbe essere una risorsa preziosissima per il futuro. A patto che si appiani il digital device in tutti i suoi aspetti, da quello delle infrastrutture a quello dell’accesso a computer e tablet, per finire con l’auspicio di una più diffusa alfabetizzazione informatica.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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