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L’AI sta togliendo lavoro agli illustratori di videogiochi in Cina

Come detto in un precedente articolo, siamo di nuovo in quel momento della storia. Quello in cui una tecnologia dirompente sembra pronta a rivoluzionare il mondo del lavoro, minacciando anche figure professionali. In Cina, ad esempio, alcuni sviluppatori di videogiochi stanno sostituendo illustratori umani con intelligenze artificiali (AI) di arte generativa.

Del resto l’AI non richiede uno stipendio, è più veloce, e riesce da sola a realizzare opere complesse che richiederebbero gli sforzi di un intero team di umani. Vi abbiamo già parlato, del caso Beck’s. Questa ha lanciato una birra interamente progettata dall’AI: dalla ricetta al packaging passando per la strategia di marketing. Certo, è ancora presto affinché l’intelligenza artificiale riesca a lavorare senza una supervisione umana. Eppure nel piccolo sta accadendo.

Cina: l’AI minaccia i posti di lavoro di illustratori e artisti

Torniamo per un attimo in Cina, dove l’illustratrice freelance Amber Yu guadagnava dai 3.000 ai 7.000 yuan (da circa 395€ a circa 927€) per ogni poster di videogiochi che disegnava. Realizzare i poster promozionali in grado di attirare giocatori richiede tempo, abilità e professionalità. Una volta Amber Yu, che ha raccontato la sua storia a restoftheworld.org, ha trascorso un’intera settimana per completare l’illustrazione di una donna vestita con abiti tradizionali cinesi che esegue una danza del leone.

Yu ha spiegato che da febbraio gran parte dei suoi committenti ha cominciato a servirsi dell’intelligenza artificiale per svolgere il lavoro. “Il più delle volte – ha spiegato l’illustratrice – mi viene richiesto di correggere il lavoro dell’AI ed effettuare piccole modifiche”. Questo ha ovviamente un impatto significativo sul suo compenso economico, dato che non viene più retribuita per l’intera opera ma solo per i dettagli.

Negli ultimi mesi, in Cina, numerose società di videogiochi, da colossi come Tencent agli sviluppatori indipendenti, hanno iniziato a utilizzare l’AI per progettare e creare personaggi e materiale promozionale per i propri videogiochi.

“L’intelligenza artificiale si sta sviluppando a una velocità che va ben oltre la nostra immaginazione”, ha detto a Rest of World Xu Yingying, illustratore presso uno studio indipendente di game art a Chongqing. Lo studio di Xu produce progetti per i principali sviluppatori di videogame in Cina. Almeno 5 dei 15 illustratori dello studio, specializzati nel design dei personaggi, sono stati licenziati quest’anno e Xu ritiene che la colpa sia in parte nell’adozione di generatori di immagini AI.

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Il caso Naraka: Bladepoint

I gamers conosceranno sicuramente Naraka: Bladepoint, apprezzato battle royale pubblicato da NetEase e attualmente disponibile su Xbox Game Pass. A marzo il titolo ha lanciato una nuova funzionalità che, per un breve periodo di tempo, permetteva ai giocatori di creare nuove skin utilizzando l’AI proprietario dell’azienda. A seguito di una bega legale con uno dei doppiatori del gioco, NetEase e miHoYo hanno anche utilizzato l’intelligenza artificiale per generare la voce di un personaggio del videogame.

In Cina molti illustratori ritengono che l’AI sia così avanzata da poter sostituire il loro lavoro. Molti professionisti affermano che i datori di lavoro li stanno incoraggiando a utilizzare i generatori di immagini AI per aumentare la loro produttività. Nello studio di Xu, ad esempio, i generatori di intelligenza artificiale creano abiti e accessori a partire da schizzi di personaggi umani.

Non solo Cina e non solo illustratori: l’AI nel mondo degli sceneggiatori statunitensi

Il problema è ovviamente esteso a tutto il globo. Negli Stati Uniti, ad esempio, c’è un forte dibattito tra la gilda degli sceneggiatori (la Writers Guild of America) e la Alliance of Motion Picture and Television Producers, un conglomerato che mette insieme alcuni dei più importanti produttori per il cinema e la televisione.

Il sindacato chiede ai produttori di riconoscere gli sceneggiatori umani, accreditandoli come primo sceneggiatore anche per le opere i cui soggetti siano stati sviluppati dall’AI. Le due parti, al momento, sono ben lontane dal trovare un accordo.

Nel frattempo, sempre negli Stati Uniti, la Universal Music Group (UMG), una delle più importanti major discografiche al mondo, ha lanciato l’allarme: su Spotify e Apple Music c’è una quantità spropositata di nuova musica generata dall’AI. Canzoni che, a detta della UMG, violano il copyright. Del resto l’intelligenza artificiale, per creare da zero, elabora da opere pre-esistenti. Nick Cave, iconico cantautore, ha già espresso la sua lapidaria considerazione sul tema.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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