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All the Beauty and the Bloodshed: com’è il documentario di Laura Poitras

All the Beauty and the Bloodshed è un documentario diretto da Laura Poitras, insignito dell’ambito Leone d’Oro alla 79a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il documentario è dedicato alla carriera della fotografa Nan Goldin e al suo attivismo contro l’abuso di oppioidi e in favore dei diritti LGBTQIA+.

Laura Poitras, vincitrice nel 2015 dell’Oscar al miglior documentario per il film Citizenfour, sceglie di immortalare la storia epica dell’artista e attivista di fama internazionale Nan Goldin, fotografa dichiaratamente bisessuale, raccontata attraverso dialoghi, fotografie rivoluzionarie e rari filmati della sua battaglia: infatti Nan Goldin ha deciso di sfruttare la sua influenza come artista per denunciare la responsabilità penale della ricchissima famiglia Sackler nell’alimentare la crisi da overdose, grazie anche attraverso al gruppo di advocacy PAIN (Prescription Addiction Intervention Now).

All the Beauty and the Bloodshed: il documentario di Laura Poitras

All the Beauty and the Bloodshed intreccia il passato e il presente della celebre fotografa, dalle azioni del P.A.I.N. alle immagini di amici e colleghi, alla sua cronaca visiva della vita e della cultura queer a New York; al centro del film ci sono le sue opere d’arte: The Ballad of Sexual Dependency, The Other Side, Sisters, Saints and SibylsMemory Lost.

Nan Goldin è una delle artiste più importanti e influenti della sua generazione. Ha rivoluzionato l’arte della fotografia: usa la camera come estensione del proprio corpo, immortala la vulnerabilità, la dura verità, senza artificio, cattura un momento reale, in modo schietto e profondamente personale. Riprende e documenta la sua vita e quella degli amici e artisti che la circondano, dà voce e tridimensionalità alla sua comunità, celebrando le persone e le sottoculture troppo spesso stigmatizzate dalla società. Immortala anche le violenze che subisce, per non dimenticare.

La sovversività politica della sua arte è una delle qualità che la determinano: “Tutto il mio lavoro riguarda lo stigma, che si tratti di suicidio, malattia mentale, genere”, racconta Goldin. Presentando il suo lavoro a un gallerista di New York per la prima volta le è stato detto: “Nessuno fotografa la propria vita”. Un’affermazione che sembra assurda oggi. Questo perché, molto prima dell’avvento di Internet e dei social media, Goldin rivelò che documentare la propria vita e le proprie esperienze era potente e valido tanto quanto documentare culture e persone sconosciute.

Il ritratto della fotografa queer Nan Goldin

All the Beauty and the Bloodshed guarda alla vita e al lavoro di Goldin, l’arte e il suo attivismo, e ci mostra come sono effettivamente intrecciati insieme: il suo attivismo in fin dei conti è rivelatore della sua arte. Ma quel che attira e attrae del documentario è il modo in cui Laura Poitras mostra come le fotografie di Nan Goldin siano radicate nel trauma, come in quelle foto ci sia una forza vitale inesauribile.

Poitras ha condotto interviste audio con Goldin per un periodo di quasi due anni: il film è alimentato dalle fotografie e dalle presentazioni di Goldin e la sua voce fuori campo descrive momenti cruciali della sua vita. Le sue parole sono precise, sia che stia descrivendo la sua esperienza con la dipendenza da oppioidi, la sua educazione, da bambina istintivamente in contrasto con la sua gelida famiglia suburbana, il rapporto con la sorella Barbara – morta suicida da ragazza – o la sua vita ai margini, dai gay club di Boston a Manhattan negli anni ’70, l’abuso di droga, l’amicizia con persone dell’underground newyorkese, l’AIDS.

In All the Beauty and the Bloodshed la vita e l’arte si uniscono, tutto è collegato, arte e vita sono l’una l’estensione dell’altra. Le fotografie e le presentazioni di Goldin dominano il racconto che ci porta attraverso la vita di questa fotografa straordinaria che ha affrontato la povertà, l’abuso e la tossicodipendenza prima di trovare finalmente il successo che meritava.

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Lucia Tedesco

Giornalista, femminista, critica cinematografica e soprattutto direttrice di TechPrincess, con passione ed entusiasmo. È la storia, non chi la racconta.

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