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Visori a scuola: l’esperimento del liceo Parini di Milano

Esperimento di realtà mista per i ragazzi del Parini

I visori entrano a scuola, e più precisamente in un liceo italiano (il Parini i Milano), per un interessante esperimento di realtà mista.

La tecnologia sta mutando sempre più rapidamente, e sta pervadendo la nostra vita in ogni ambito. Nel futuro prossimo ci attende il metaverso, una dimensione virtuale così avvolgente da abbattere i confini tra reale e virtuale per come li abbiamo considerati finora.

È dunque inevitabile che le nuove tecnologie facciano il loro ingresso anche nella didattica. L’idea non è quella di soppiantare alcune attività fondamentali e insostituibili. Non solo l’azione di leggere e studiare ma anche quella, ad esempio, di svolgere una ricerca, suscitano una serie di stimoli complessi indispensabili allo sviluppo cognitivo.

Non si allarmi, dunque, chi storce il naso davanti all’utilizzo di strumenti come i visori nelle aule scolastiche. Un loro utilizzo intelligente anche durante le lezioni può avere almeno due risvolti positivi.

Intanto avvicina in modo costruttivo alla tecnologia, contrastando la limitante (e pericolosa) associazione tech-gioco, e mostra tutte le potenzialità più profonde della realtà aumentata e virtuale.

E poi, amplia la gamma di modalità attraverso cui è possibile trasmettere la conoscenza. Oltre a (non al posto di) i consueti strumenti, i nuovi dispositivi possono offrire stimoli nuovi e complementari.

Ma cosa è successo, in concreto, nell’esperimento del liceo Parini di Milano?

I visori a scuola: l’esperimento del liceo Parini

I visori entrano a scuola, dunque, ma in un esperimento di realtà mista che poggia sul metodo di studio tradizionale, rafforzandolo.

Gli studenti del Parini di Milano, infatti, sono partiti da un tema non esattamente avveniristico, gli Stati-nazione. Tema su cui si sono preparati a casa attraverso i testi cartacei. Poi, ecco l’aggancio con la tecnologia: una volta in aula, grazie ai visori hanno potuto ritrovare in una dimensione virtuale i concetti studiati in modo classico. Concetti che, con le dita, potevano essere letteralmente manipolati, e messi in relazione tra loro.

Gli studenti, cioè, creavano delle mappe concettuali tridimensionali, rielaborando in maniera creativa quello che avevano appreso passivamente dai libri di testo.

Ora ci sarà la verifica in classe, virtuale. Sotto forma di quiz a scelta multipla: gli studenti dovranno toccare (si fa per dire) la risposta che di volta in volta riterranno giusta.

visori scuola

Il progetto

Questo test di didattica mista è stato realizzato da Vodafone, Hoc-Lab (laboratorio del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano) e dalla startup milanese Fifthingenium.

La novità di questo sistema di didattica digitale avanzata è quella di aver slegato la realtà aumentata e virtuale dalla sola visualizzazione di oggetti per trasferirla nel mondo dei concetti. I visori a scuola permettono insomma di vedere le idee, e soprattutto di interagire con esse.

I visori adoperati

I colleghi del Corriere della Sera riportano il set di visori adoperati per la sperimentazione, con tanto di costi.

Il docente ha indossato HoloLens2, visore Microsoft che oggi costa intorno ai 3.900 euro. Agli studenti sono invece toccati gli Nreal, dal costo di 499 euro, che si connettono facilmente agli smartphone.

Reputiamo forse ozioso ragionare sul costo di simili strumenti di didattica. Se i visori a scuola in futuro saranno la norma, c’è da auspicare intanto che il loro costo si abbassi, o che comunque si stipulino convenzioni tra i produttori e gli istituti scolastici (se non con il Ministero dell’Istruzione). E poi se, come sembra, i benefici di una didattica mista sono tangibili, l’augurio è che una parte del budget scolastico possa essere serenamente destinato ai visori, visti non come una spesa superflua ma come un investimento necessario.

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Il parere degli esperti

Sull’utilità dei visori a scuola siamo confortati dagli esperti, secondo cui i vantaggi del loro utilizzo sono svariati.

Intanto, l’uso dei visori crea un’attenzione diffusa e continua in tutti gli studenti (cosa, ci ricorderemo tutti, non sempre facile da ottenere).

Inoltre, la realtà aumentata e la realtà virtuale aiutano la memorizzazione dei concetti. Questo perché la tridimensionalità e la “vera” manipolazione costringono a concentrarsi. In più, perché il mondo virtuale rompe finalmente il rapporto di passività che troppo spesso si ha verso i libri di testo, visti come totem da subire senza poter in alcun modo entrare in relazione con loro. C’è poi, ovviamente, la possibilità di cooperazione tra studenti che si trovano anche a distanza di chilometri.

Certo, prima di attenderci un futuro in cui i visori facciano stabilmente parte del corredo di strumenti di ogni scuola, c’è ancora molto da lavorare sull’abbattimento del divario digitale.

Ma intanto un primo piccolo passo è stato fatto.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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