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TikTok: la Francia minaccia il ban

Se l’azienda cinese non fornirà informazioni chiare

Abbiamo scritto in più occasioni che l’Europa è particolarmente attenta alla salvaguardia dei dati personali degli utenti del Web, soprattutto per quanto riguarda le varie piattaforme social.

Basti pensare all’impianto del GDPR, che – per prendere solo il più recente esempio – non ha permesso a Threads di essere lanciato anche nel nostro continente il 6 luglio.

Tra i vari Paesi comunitari, poi, la Francia è sempre sembrata tra i più attenti e severi in questo senso. Di recente, sempre per soffermarci su un solo esempio, proprio in Francia è stata approvata una legge che regolamenta il mondo degli influencer e dei creator.

Non dimentichiamoci poi delle tensioni sociali che negli ultimi mesi stanno infiammando il Paese. Il dato potrebbe non essere slegato dalla notizia di cui ci occuperemo, cioè il fatto che TikTok in Francia sarebbe a rischio ban.

TikTok

TikTok a rischio ban in Francia

Il criticatissimo TikTok in Francia è a rischio ban.

La piattaforma di ByteDance è già stata vietata nei dispositivi aziendali di diversi Paesi occidentali, oltre che da quelli di Commissione, Consiglio e Parlamento europei.

Inoltre, primo stato Usa ad aver preso questa decisione, il Montana ha bloccato l’app in tutto il suo territorio. Una simile mossa potrebbe essere attuata dai nostri confinanti d’Oltralpe.

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Il rapporto del Senato francese

In Francia TikTok è in bilico dopo che il Senato ha pubblicato un rapporto sulle attività della piattaforma social. Il cui titolo inequivocabile recita: “La tattica TikTok, opacità, dipendenza e ombre cinese”.

Il report rivelerebbe come l’app di ByteDance sia uno strumento di “influenza strategica” cinese. Il senato avrebbe dunque invitato il governo e il Parlamento a valutare la possibilità di vietare l’utilizzo di TikTok in tutto il territorio nazionale.

Le accuse

La commissione che ha stilato le 183 pagine di documento è stata guidata dal socialista Michael Vallet e dall’indipendente Claude Malhuret.

Le accuse alla piattaforma sono pesanti, e prendono in considerazione due argomenti.

Il primo riguarda l’annoso problema del trattamento dei dati, che nel caso di TikTok avverrebbe in aperta violazione del GDPR europeo. L’app cinese, cioè, raccoglierebbe un’ingente quantità di dati degli utenti, e non c’è alcun documento che chiarisca i limiti di utilizzo dei dati stessi.

Sono ben noti i dubbi (peraltro confermati da un ex dirigente di TikTok) riguardo al fatto che i dati degli utenti europei possano finire in mano al governo di Pechino.

La seconda accusa mossa dalla Francia a TikTok concerne la “guerra culturale” messa in campo dal social cinese nei confronti dell’Occidente. Peraltro, spiegano gli estensori del rapporto, “la strategia di TikTok è di apparire trasparente all’esterno, ma diventare completamente opaco nel momento in cui gli si pongono delle domande.”

I senatori avrebbero proposto lo stop di TikTok in Francia a partire dal 2024 se l’azienda cinese non fa chiarezza sulla sua struttura finanziaria e sulla gestione dei dati degli utenti europei.

TikTok (e non solo) via dai dispositivi governativi

Ricordiamo che, in Francia, TikTok è stato bandito dai device governativi già dallo scorso marzo.

L’app di ByteDance è in questo caso in nutrita compagnia. Perché nei dispositivi governativi francesi è stata vietata l’installazione di “qualsiasi app di natura ricreativa”. Il problema, dunque, sembra andare oltre il rischio di minaccia alla sicurezza nazionale.

Gli scontri in Francia e i social

Come tutti i lettori sapranno, nelle ultime settimane ci sono stati scontri violenti in Francia.

Dapprima per la contestatissima riforma delle pensioni presentata dal governo, poi per l’uccisione del diciassettenne Nahel Merzouk da parte di un poliziotto.

E proprio i social, in primis TikTok e Snapchat, stanno avendo un ruolo importante, sia nell’organizzazione che nella diffusione virale degli scontri.

L’intervento di Macron

Sui violenti scontri avvenuti dopo la morte di Merzouk è intervenuto il presidente Emanuel Macron.

Che, con una dichiarazione assai improvvida, ha incolpato i videogiochi e le piattaforme social (sono stati citati proprio TikTok e Snapchat): sarebbero le cause principali della volontà dei giovani di manifestare in modo violento. Il loro sarebbe insomma un tentativo di imitare ciò che vedono sugli schermi dei device.

Non occorre essere maliziosi per supporre che la coincidenza temporale tra l’intervento di Macron e il rapporto del senato francese potrebbe non essere del tutto casuale.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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