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Qualcomm 5G Summit 2019: finalmente possiamo dire #5Gishere

Il 5G è arrivato, ma c'è ancora molto lavoro da fare

BARCELLONA – Come ogni anno, Qualcomm, insieme a tutti i suoi numerosi e variegati partner, in occasione del suo 5G Summit 2019, ha parlato delle prospettive e dello sviluppo della nuova generazione di reti cellulari, ovvero il 5G. Ma, a differenza delle altre, questa edizione arriva dopo il lancio delle prime reti 5G in tutto il mondo (Italia compresa) e dei primi smartphone capaci di sfruttarle: insomma, #5Gishere, ‘il 5G è qui‘, come recita l’hashtag ufficiale dell’evento. Ma quanto veramente questa nuova generazione di reti cambierà effettivamente il panorama digitale quotidiano? E quali sono state le novità annunciate nel corso di questo summit? Per rispondere a queste e altre domande, oltre ad andare di persona a Barcellona per seguire gli annunci e le conferenze, abbiamo avuto modo di chiacchierare con Thomas Noren, vicepresidente di Ericsson, una delle aziende con alle spalle più investimenti e sviluppo proprio per quanto riguarda il 5G.

Qualcomm 5G Summit 2019: #5Gishere

Partiamo innanzitutto dalle basi: il 5G non è un semplice upgrade di velocità rispetto dal 4G. O meglio, è anche quello, ma sarebbe riduttivo limitarsi a sottolineare semplicemente questo aspetto. Il 5G NR (lo standard formalizzato dal 3GPP e che definisce il 5G), come tecnologia, punta da essere una rivoluzione capace di toccare in modo trasversale diverse industrie e aspetti della nostra vita.

Un primo aspetto rivoluzionario si trova proprio nel suo sviluppo e nella sua implementazione: come ha detto sul palco Cristiano Amon, Presidente di Qualcomm, “il 5G è un ecosistema […] Questa è la storia di un ecosistema. Sarebbe un errore pensare che una sola azienda sia il leader [in questo settore]”. A dimostrarlo è anche l’enorme numero di brand presenti in occasione del summit: da produttori di dispositivi come XiaomiMicrosoft (quest’ultima anche co-creatrice con Qualcomm di un nuovo chip destinato al mondo IoT) a operatori telefonici come TIMVodafone, da fornitori di infrastrutture di rete come Ericsson Nokia ad aziende impegnate nei server e nella logistica come Amazon e Walmart. Una lista che testimonia quanto l’industria veda nel 5G il proprio futuro.

Il 5G può essere nella pratica diviso, in base alle frequenze utilizzate, in due tipologie: il 5G Sub-6, ovvero collocato sotto i 6GHz, e il 5G mmWave, ovvero caratterizzato da frequenze così elevate da avere lunghezze d’onda millimetriche. Il Sub-6 ‘vive’ a frequenze più o meno familiari (pensiamo, per esempio, al Wi-Fi di casa a 2.4 e a 5 GHz). Si sovrappone anche in parte al 4G, portando però, a parità di frequenza, comunque vantaggi in termini di velocità e di latenza dovuti ai nuovi algoritmi e protocolli impiegati.

Se il Sub-6 è a tutti gli effetti 5G, però, a portare la vera rivoluzione sarà il 5G mmWave: viaggiando infatti a frequenze più alte (parliamo di bande intorno al 28GHz), la velocità di connessione potrà essere decisamente maggiore, con velocità sopra il Gbps. Frequenze più alte vuol dire però anche una propagazione meno agevole attraverso muri e pareti, un aspetto che verrà compensato con l’istallazione di un numero maggiore di celle.

Le performance del 5G mmWave permetteranno di utilizzare il 5G per tutta una nuovo insieme di applicazioni: streaming multiplo in 4K, per cambiare ad esempio rapidamente e senza attesa la propria visuale mentre si sta guardando un evento sportivo; cloud gaming, per giocare a titoli di altissimo livello dal proprio cellulare grazie anche alla bassissima latenza; la possibilità di muovere sempre più cose in cloud pur avendole a disposizione come se fossero in locale, grazie all’edge computing; ad infine la possibilità effettivamente manovrare da remoto robot, veicolimezzi di ogni tipo senza ritardi osservabili, come se si fosse lì sul posto.

E se per ora questo tipo di esperienze sono potenzialmente riservate solo ai pochi dotati di cellulari di alta fascia con capacità 5G, in futuro Qualcomm punta ad espandere questa connettività anche a smartphone di fascia media e bassa. L’azienda ha infatti annunciato che sta lavorando a processori per la serie 76, ovvero destinati a cellulari di fascia media e medio-alta, capaci di sfruttare il 5G. Lo scopo è quello di rendere più diffuso e in un certo senso democratico l’accesso alle possibilità offerte da questa tecnologia.

Il 5G rivoluzionerà anche il modo con cui ci colleghiamo a Internet da casa: data la velocità di connessione, superiore all’ADSL e paragonabile con alcune soluzioni via fibra, si parlerà presto anche di FTTA (Fiber TThe Antenna), ovvero di soluzioni dove la fibra, invece che direttamente a casa o al cabinato, arriverà ad un antenna e servirà modem casalinghi capaci di connettersi al 5G. Una nuova possibilità con costi di installazione bassissimi e disponibile anche per aree extra-urbane e rurali, difficilmente servite direttamente dalla fibra.

Un nuovo modo di innovare

Ma una tecnologia, per quanto promettente, non può esprimere effettivamente il suo potenziale fino a quando non viene messa a disposizione dei consumatori e delle industrie. Ed è qui che entra il gioco il roll-out veloce del 5G, la rapida crescita della sua copertura e la possibilità di utilizzare in maniera nuova la frequenze del 4G.

[sciba leftsrc=”https://static.techprincess.it/wp-content/uploads/2019/10/5G-frequenze-1.jpg” leftlabel=”Senza DSS” rightsrc=”https://static.techprincess.it/wp-content/uploads/2019/10/5G-frequenze-2.jpg” rightlabel=”Con DSS” mode=”horizontal” width=””]

Uno dei focus principali di questo summit è stato infatti il DSS (Dynamic Spectrum Sharing), capace di far convivere insieme 5G e 4G. Questo sistema prevede l’allocazione dinamica della banda a disposizione tra le due tipologie di utenti. In questo modo, aggiornando soltanto il software delle celle per il 4G già esistenti, è possibile iniziare ad effettuare la transizione verso la nuova generazione di reti.

Qualcomm ha sperimentato già questa nuova tecnologia con Ericsson, sotto il nome di Ericsson Spectrum Sharing. L’azienda è da anni impegnata nella fornitura di soluzioni ‘5G-ready’, in modo che i loro clienti non debbano apportare cambiamenti sostanziali per offrire la nuova generazione di connettività. L’ESS/DSS è quindi ‘solo’ un altro passo verso un progresso che non riparte da zero, ma riutilizza quanto già disponibile e diffuso.

Thomas Noren ci ha parlato in maniera più approfondita di questa tecnologia, spiegandoci come le rete, grazie a questa tecnica, possa prendere la capacità della banda e la ridistribuisca tra i vari utenti collegati, aggiornandosi ogni millisecondo.

Il problema con 3.5 GHz, ancora più accentuato a 28 GHz, è che è molto difficile offrire copertura dati. Quindi, abbiamo proposto invece, visto che spesso [gli operatori] hanno già reti LTE operanti alle bande 2100 MHz o 1800 MHz, se introduciamo il DSS, la rete può decidere [a seconda di chi ha un dispositivo 5G e chi no a chi assegnare la banda]. […] Fa questa suddivisione ogni millisecondo

Questo permette quindi di utilizzare la banda esistente per il nuovi telefoni e dispositivi 5G senza sottrarla in maniera permanente agli attuali utenti 4G. Questa sarà poi la base per permettere l’installazione di nuovo hardware capace di frequenze più alte, sia Sub6 che mmWave, e la conseguente migrazione degli utenti 5G.

Una volta che hai la copertura, è più facile introdurre una nuova banda, molto ampia, che si aggiunge così alla vecchia banda. Il dispositivo [5G] può trasmettere e ricevere da entrambe.

Grazie a questa estensione è possibile sfruttare almeno anche un’altra tecnica, chiamata Carrier Aggregation, che permette di estendere la banda di trasmissione per un dispositivo verso altre frequenze disponibili. Questo metodo esiste già per il 4G, nello specifico per lo standard LTE Advanced (anche noto come 4G+) e sarà fondamentale per la crescita del 5G, permettendo, anche con un’introduzione graduale delle nuove frequenze, di sbloccare capacità di banda maggiori per gli utenti.

2020: un anno di grande cambiamenti

Se il 2019 è quindi stato un anno di nascita per il 5G, sarà il 2020 il primo vero e proprio anno di crescita. Vedremo infatti una diffusione sempre maggiore di questa rete, prima con soluzione NSA (Not Stand Alone), come il DSS, e poi soluzioni SA (Stand Alone), con un upgrade ai core 5G. Vedremo il 5G disponibile su sempre più dispositivi, a fasce di prezzo sempre più abbordabili. E, come contraltare, avremo sempre più applicazioni che fanno affidamento su questo tipo di connessione per recapitare un’esperienza potenzialmente rivoluzionaria.

Molte promesse, quasi tutte ancora da mantenere. Come ogni innovazione, però, è affascinante soppesare le possibilità sbloccate da una nuova tecnologia, e scavare a fondo per scoprire cosa ne potrà determinare il successo o il fallimento e capirne le implicazioni. Non vediamo quindi l’ora di raccontarvi le prossime novità e traguardi che saranno raggiunti, nel corso del prossimo anno, dalla crescita del 5G.

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Giovanni Natalini

Ingegnere Elettronico prestato a tempo indeterminato alla comunicazione. Mi entusiasmo facilmente e mi interessa un po' di tutto: scienza, tecnologia, ma anche fumetti, podcast, meme, Youtube e videogiochi.

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