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La truffa phishing dei conti postali, come riconoscerla

Un messaggio che sembra provenire da Poste Italiane, lo smartphone lo mette tra i messaggi veri di Poste: ma questo messaggio è una truffa che rischia di prosciugare i nostri conti postali. Questo attacco di phishing sta rubando migliaia di euro dai conti correnti postali in queste settimane.

La truffa dei conti postali, come riconoscere il phishing

La truffa sembra molto diffusa. Noi non l’abbiamo ricevuta personalmente, ma per esempio Alessandro Longo de Il Sole 24 Ore racconta di aver ricevuto un messaggio che diceva: “Gentile cliente, è stata richiesta una spesa di 284 euro, se non è lei seguire il link”. La cifra varia da utente a utente.

Al link c’è una pagina simile a quella di Poste che chiede i dati di accesso e il cellulare. I truffatori chiedono di inserirli per fermare il finto bonifico, che in realtà non è mai stato fatto. Il bonifico vero è quello che faranno a nostro danno e a loro beneficio se caschiamo nell’inganno.

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Infatti, i truffatori chiamano subito per ottenere la one time password che arriva via sms e con quella hanno tutto quello che serve per fare un bonifico. Alcuni degli ingannati riportano prelievi da 5 a 15mila euro, che i clienti possono perdere per sempre.

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Per recuperarli, bisogna ricorrere spesso alle decisioni della Cassazione e dell’Arbitro Bancario Finanziario. Per la normativa la banca può negare il rimborso solo se ricorrono due condizioni: dimostra di avere attuato le misure di sicurezza idonee e se c’è da parte dell’utente dolo, frode o colpa grave. E avendo adottato un codice di conferma a due fattori (quello che vi hanno chiesto i truffatori), c’è il rischio che non rimborsino.

Un modo per difendersi è la prevenzione. Come ricordano le Poste stesse, non richiedono mai in alcun modo (e-mail, sms, chat di social network, operatori di call center, ufficio postale e prevenzione frodi) e per nessun motivo: le credenziali di accesso al sito www.poste.it e alle App di Poste Italiane, i dati delle tue carte, i codici segreti per autorizzare le operazioni. Canellate mail e sms che ci richiedono queste cose.

Se poi siamo già caduti nella truffa, non tutto è perso. Contestiamo gli addebiti tramite canali ufficiali della banca ed eventualmente apriamo un contenzioso. Il rimborso non è garantito, ma vale la pena provarci.

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Source
Il Sole 24 Ore

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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