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Guida autonoma: ingegnere accusato di aver rubato segreti industriali

Anthony Lewandowski è stato accusato di aver rubato a Waymo (società Google) segreti industriali riguardanti le tecnologie di guida autonoma

La guida autonoma è già un argomento di rilievo nel mondo dell’auto, ma nei prossimi anni svolgerà un ruolo centrale nell’industria automobilistica.

Dimostrazione di questo è la grande attenzione allo spionaggio industriale tra le più grandi aziende del settore.
Come sappiamo, il centro principale dello sviluppo di questa tecnologia è la Silicon Valley.
Nella celebre regione della California, infatti, tutte le più grandi aziende del settore da anni portano avanti i loro test.

Tra queste, le più importanti e famose sono Waymo, società della galassia Google, e Uber, che si candidano ad essere le leader di questo segmento in via di sviluppo.

L’accusa di furto di segreti industriali sulla guida autonoma

Proprio tra queste due aziende leader nel settore della guida autonoma si sta portando avanti una causa, intentata da Google contro Anthony Lewandowski.

L’ingegnere americano è una figura di spicco del panorama della guida autonoma, e da 10 anni è coinvolto nei più importanti programmi del settore.

L’accusa mossa contro Lewandowski è di aver sottratto dei materiali tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 riguardanti la tecnologia proprietaria di Waymo.
Più precisamente, Lewandowski viene accusato di aver sottratto dei documenti riguardanti il sensore Lidar per il calcolo e la rappresentazione dello spazio, cruciale nello sviluppo della guida autonoma.
Il fatto è particolarmente grave poichè Lewandowski a metà 2016 ha lasciato Waymo per diventare il capo del progetto di guida autonoma di Uber, dal quale nel 2018 è stato licenziato.

Uber: “Non sapevamo nulla”

Uber, costituitasi parte civile, ha riferito che “la compagnia ha già cooperato con le autorità durante le indagini, e continuerà ad aiutare il lavoro degli inquirenti”.

Lewandowski si è dichiarato innocente di tutte le accuse mossegli da Google.
Il giudice della Contea di San Josè, California, ha comunque disposto delle misure cautelari nei suoi confronti. Gli sono stati revocati i due passaporti, americano e francese, gli è stato assegnato una cavigliera e gli è stata comminata una cauzione da 300’000$ e la costituzione in pegno di beni per 2 milioni di dollari.

Uber non vive un momento roseo…

La celebre azienda di trasporto privato però non sta vivendo il migliore dei suoi anni.

Oltre a questa accusa di spionaggio da parte di Google, Uber sta ancora faticando per uscire dallo scandalo che l’ha colpita qualche mese fa.

Infatti è notizia recente l’allontanamento dell’ex Amministratore Delegato Travis Kalanick sui trattamenti inaccettabili che riservava ai suoi dipendenti, soprattutto alle donne.

Inoltre, nota è la sua avversità verso il programma di guida autonoma di Uber, definito da lui “minaccia esistenziale” per la compagnia. Questa dichiarazione, all’epoca, costò molto in termini di tempo e denaro all’azienda americana.

Tempo e soldi che sta perdendo anche portando avanti questa causa contro Waymo, che rischia di rallentare i progressi della tecnologia Uber, e di tagliarla fuori dalla corsa alla supremazia del mercato.

Inoltre, il titolo di Uber sta calando in maniera costante a Nasdaq, dove ha chiuso a $33,11 ad azione, contro i 1’170$ di Alphabet (Google).

Le autorità: “La Silicon Valley non è il Selvaggio West”

Tornando alla notizia di copertina, le autorità incaricate delle indagini vogliono usare il pugno di ferro per regolamentare una situazione che sta lentamente degenerando.

“La Silicon Valley non è il Selvaggio West ha dichiarato l’agente speciale in carica dell’FBI John Bennett. “La velocità e l’ambiente competitivo non devono portare alla mancata applicazione delle leggi federali o peggio all’ignorarle”.

Dal canto suo, Waymo ha dichiarato il suo apprezzamento verso il lavoro delle autorità. “Abbiamo sempre creduto che la competizione fosse alimentata dall’innovazione, e questo non deve diventare motivo di scontro“, ha dichiarato l’azienda di Big G in un comunicato.

E voi? Cosa ne pensate? Come vi rapportate alla questione guida autonoma?

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Giulio Verdiraimo

Ho 22 anni, studio Ingegneria e sono malato di auto. Di ogni tipo, forma, dimensione. Basta che abbia quattro ruote e riesce ad emozionarmi, meglio se analogiche! Al contempo, amo molto la tecnologia, la musica rock e i viaggi, soprattutto culinari!

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