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CinemaRecensioni

How to have sex: il film d’esordio di Molly Manning Walker

La nostra recensione

Nelle ultime settimane la piattaforma di film d’essai MUBI sta proponendo pellicole di qualità da poco uscite nelle sale. Di recente abbiamo visto e recensito, ad esempio, Anatomia di una caduta, Palma d’Oro al 76° Festival di Cannes. O Los Colonos, candidatura cilena agli Oscar 2024.

Ora tocca a How to have sex, lungometraggio d’esordio di Molly Manning Walker, vincitore del premio Un certain regard sempre all’ultimo Festival di Cannes. La piattaforma MUBI ospita How to have sex nel suo palinsesto a partire da venerdì 5 aprile, dopo che la pellicola è arrivata lo scorso 1° febbraio nei cinema italiani. La abbiamo vista per voi.

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How to have sex: la regista

Con How to have sex, dicevamo, la trentenne regista londinese Molly Manning Walker (anche sceneggiatrice, e con esperienze come direttrice della fotografia) è al suo primo lungometraggio. Ha tuttavia già girato alcuni corti. Sempre MUBI ne propone uno, Good thanks, you?, del 2020.

How to have sex: la trama

Tre giovani ragazzi inglesi, Em, Skye e Tara, partono per una vacanza estiva nel villaggio greco di Malia, con l’obiettivo più volte ribadito (prima, dopo e durante) di trascorrere “la più bella vacanza della vita”. Vacanza che, secondo i loro parametri, per definirsi tale dovrà essere all’insegna di sesso, alcol, cibo spazzatura e assenza di regole e orari. Ognuno ha in mente una propria idea di paradiso, non c’è che dire.

Per la quasi totalità dei novanta minuti, How to have sex propone una generazione di tardoadolescenti che ogni genitore vorrebbe schiaffeggiare (o rinchiudere in collegio). Volgarità nei gesti e nel linguaggio, nessuna tensione verso alcunché di nobile, occhi puntati sullo smartphone, giornate divise tra l’abuso di alcolici e, inevitabilmente, le conseguenze del doposbronza.

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Il segreto di Tara

In tutta questa (francamente un po’ stucchevole) routine, c’è il segreto di Tara, unica delle tre giovani amiche a non avere ancora avuto rapporti sessuali. E intenzionata, anche per l’insistenza non troppo cavalleresca di Em e Ske, a perdere la verginità.

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E così, in questo caotico universo di luci sgargianti e musica da discoteca, ogni tanto la macchina da presa indugia su Tara, che qui e là dismette i sorrisi forzati e mostra la propria solitudine. Ma anche l’incomunicabilità sua e di una generazione sì iperconnessa, ma in fondo incapace di intessere autentiche relazioni, fondate sulla condivisione delle esperienze, e soprattutto sul reciproco ascolto.

Sino ad arrivare, nella seconda parte di How to have sex, al momento culminante del film (e della vacanza delle tre amiche). Una notte, Tara non rientrerà con le altre nell’appartamento preso in affitto. Ha avuto un rapporto sessuale? E perché la sua prima volta non le ha portato la spensieratezza e la gioia che lei e le altre si sarebbero attese?

Così, dietro la necessità di divertirsi di questo gruppo di giovani (Tara, Em e Ske condivideranno la vacanza con Badger, Paddy e Paige, tre giovanotti loro dirimpettai) si insinua il dubbio di una violenza, o quantomeno di un rapporto sessuale non consensuale.

Le intenzioni del film (e i nostri dubbi)

Le intenzioni di How to have sex sono chiare: mostrare la fragilità di una generazione che sperpera il proprio tempo nel divertimento chiassoso, incapace di uscire da uno stadio infantile per affrontare l’età adulta.

C’è però un problema non piccolo: Molly Manning Walker indulge troppo nelle dinamiche che vorrebbe mostrare come tossiche, al punto che il segreto di Tara (confessato a una delle due amiche solo nel finale) non si ricava il giusto spazio. Né arriva allo spettatore con la dovuta intensità, complice anche un gruppo di giovani attori in cui – a nostro avviso – nessuno spicca per talento: sembrano in fondo tutti lo stesso personaggio, con gli stessi bisogni.

How to Have Sex
  • McKenna-Bruce, Mia, Thomas, Shaun, Peake, Lara (Attori)
  • Walker, Molly Manning (Direttore)

How to have sex e Mysterious skin

Si faccia un confronto fra How to have sex e Mysterious skin. Quest’ultimo, splendido film del 2004 indaga le conseguenze di un abuso sessuale subito da due bambini, con ben altro coraggio (e ben altra sceneggiatura).

Ci domandiamo quindi se sia necessario, per parlare di un argomento rivolto a una certa generazione, flirtare con il suo linguaggio deteriore. E restiamo un po’ perplessi di fronte all’assegnazione del premio Un certain regard, così come di fronte ai plausi di certa critica.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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